foto di Alberto Maretti – a cura di Sandro Iovine
Gyumri (Armenia occidentale), 1988: 25.000 persone perdono la vita, migliaia di famiglie rimangono senza casa, la maggior parte delle fabbriche viene distrutta e, con essa, l’economia della città, che piomba in uno stato di degrado.
I container abitabili (domik) forniti dal governo e distribuiti per settori avrebbero dovuto essere utilizzati per non più di due anni: privi di isolamento termico, i domik non proteggono dal freddo del rigido inverno o dalle estati torride dell’Armenia occidentale, ma a tutt’oggi sono ancora l’unica risorsa abitativa per i molti confinati in ghetti dalle condizioni igieniche e sanitarie a dir poco precarie.
Sono ormai centinaia i ragazzi che hanno conosciuto, come unica casa, i container. In questi ghetti, donne e uomini pieni di dignità continuano a vivere, cercando di ricostruire una propria identità anche attraverso la trasformazione dei domik in qualcosa di simile a una vera casa.
Nato nel 1983, Alberto Maretti è spinto dalla passione e dallo studio per il disegno alla ricerca di un linguaggio visivo sempre diverso, trovando infine nella fotografia l’ideale forma di espressione. Durante una serie di viaggi in Africa e India, si avvicina sempre di più al reportage fotografico, fino a concentrarsi su varie tematiche sociali sia in Italia che all’estero.
Ha conseguito master di Reportage e di Linguaggio della Comunicazione Visiva presso l’accademia John Kaverdash di Milano e ha partecipato a diversi workshop, tra cui “Fotogiornalismo: il dovere di testimoniare, le nuove tecnologie, l’etica” tenuto da Francesco Zizola. È tuttora impegnato in progetti fotografici a lungo termine.