Amici per il Centrafrica - In the name of Go(l)d


 

Visita guidata domenica 11 ottobre 2015 ore 10 presso il Liceo Classico Verri, via S. Francesco, Lodi.

A seguito del colpo di stato che ha rovesciato il presidente Bozizé, la Repubblica Centrafricana è sprofondata in una guerra che nessuno sembra in grado di fermare. Il paese è al collasso: 750 mila sfollati interni, 250 mila profughi su una popolazione che non supera i 4 milioni. I rapporti di Amnesty International e Croce Rossa Internazionale denunciano atrocità quotidiane, spesso commesse nei confronti di civili inermi. Joanne Lui, presidente di MSF International, parla deliberatamente di catastrofe di massa, puntando il dito contro la drammatica lentezza della risposta internazionale.

Le milizie dettano l’unica legge rimasta: quella del machete. Nel paese è significativa la presenza di armi pesanti, mortai, bombe a mano, mine antiuomo e anticarro di fabbricazione cinese. Le truppe francesi dell’operazione Sangaris e quelle dell’unione africana non controllano neanche la principale direttrice del paese. Tonnellate di aiuti umanitari marciscono al sole in Camerun e in città si combatte ogni giorno e ogni notte. La stampa internazionale si occupa poco del conflitto armato, derubricato a generica guerra di religione tra i musulmani Seleka e le milizie cristiane Anti-balakà, ma la verità è un’altra. Il presidente Bozizé tenta, nei mesi che precedono il conflitto, di rinegoziare i diritti di prospezione e sfruttamento delle risorse minerarie in favore della Cina. Il governo francese, escluso dai giochi, abbandona il leader centrafricano, permettendo al presidente chadiano Djeby di sostenere i ribelli Seleka che in pochi giorni entrano nella capitale, Bangui, e proclamano presidente il musulmano Djodota. Le milizie Seleka, formate da mercenari sudanesi e ciadiani di religione islamica, si abbandonano a violenze e saccheggi. La guerra di religione nasconde in realtà grandi interessi economici.

Testo di Ugo Lucio Borga

 

Ugo Lucio Borga

ritrattoUgo Lucio Borga è un fotogiornalista e scrittore italiano rappresentato dall’agenzia Echo photojournalism e dalla Galleria d’Arte Paola Meliga. Il suo lavoro si concentra da sempre sulle guerre, anche quelle dimenticate, le crisi umanitarie, i temi sociali e ambientali in Africa, Sud America, Medio Oriente, Asia e Europa.

Ha realizzato reportage di approfondimento in tutto il mondo documentando, ad esempio, la primavera araba, la guerra civile in Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Somalia, Libia, Siria, gli scontri religiosi nel nord del Libano, la dittatura Eritrea e la recente crisi Ucraina.

I suoi articoli e reportage sono apparsi su molti giornali, riviste, tv e radio tra cui Time Lightbox, Time magazine (USA), The Guardian, The Observer, The Independent (Inghilterra), Die Zeit, Die Welt, Frankfurter Rundschau, Brigitte, Cicero (Germania), La Vanguardia Magazine, Zazpika magazine (Spagna), La Croix, Courrier international (Francia), Die Presse (Austria), Tyzden (Slovacchia), Haaretz (Israele) Gazeta Wyborcza (Polonia), Alpha Magazine (UAE), Woz (Svizzera), Africa Magazine, Diario, l’Espresso, il Giornale, Il Manifesto, il Sole24Ore, GQ, Nigrizia, Vps, Panorama, PeaceReporter, Rolling Stone, il Riformista, Sportweek, la Stampa, Vanity Fair, Il Venerdì di Repubblica, Il Corriere della Sera, Mondadori (Strade Blu), Rai3, Rainews24, Sky Tg24 Jetlag, Channel4, Radio24, RadioRSI.

Nel 2011 ha ricevuto il primo premio “Novinarska Cena Journalism Award” per una serie di storie sui ribelli durante la guerra libica.

È tra i fondatori, insieme a Loredana Taglieri e Sophie Anne-Herin, dell’ “Associazione Six Degrees”, che ha lo scopo di raccontare le guerre, i conflitti etnici, religiosi e razziali, le situazioni d’instabilità politica e sociale e le problematiche connesse all’immigrazione, alla povertà, all’emarginazione e alla discriminazione in ogni parte del mondo. Six degrees persegue anche lo scopo di diffondere la cultura di un’informazione indipendente ed etica, di promuovere il fotogiornalismo e la cultura dell’immagine d’autore attraverso corsi di formazione, laboratori, conferenze, mostre.

Sito Web: www.ugoborga.com

 

logo_amici_centrafricaAmici per il Centrafrica Onlus è un’associazione laica costituita nel 2001 per esprimere una partecipazione responsabile e solidale verso chi vive nella povertà. Crediamo che il miglioramento delle condizioni di vita dell’intera popolazione mondiale sia responsabilità di tutti.

La crescita e l’abbattimento dei limiti di sviluppo di un popolo devono passare attraverso un percorso di consapevolezza verso le opportunità esistenti. L’impegno della Onlus si concretizza al fianco dell’impegno profuso dai missionari a favore delle comunità emarginate della Repubblica Centrafricana e dei Paesi più disagiati dell’Africa Sub Sahariana offrendo loro istruzione, cure, sostegno al lavoro e formazione per accompagnarle verso una completa autosufficienza. Le emergenze sanitarie, la povertà diffusa, a causa di un’instabilità politica, sociale e strutturale, e la scarsa attenzione alla difesa delle minoranze, non permettono alla popolazione dei paesi dell’Africa centrale di costruire solide basi su cui pianificare un futuro. Intendiamo, pertanto, esprimere una partecipazione responsabile e solidale verso i bisogni, il disagio e le speranze di chi vive nella povertà. La formazione e l’educazione scolastica, il diritto alla salute, a fianco di programmi di sviluppo delle attività produttive autonome sono gli interventi che riteniamo possano aiutare queste popolazioni a prendere consapevolezza e procedere verso una condizione di vita migliore rispetto al presente. Il nostro impegno nei paesi dell’Africa Centrale si concretizza nella istituzionalizzazione di strutture didattiche che consentano l’alfabetizzazione e la scolarizzazione di tanti bambini, nella creazione e nel sostegno di strutture sanitarie che favoriscono il miglioramento dello stato di salute, nell’avvio di progetti economici per lo sviluppo agricolo e manifatturiero.

Sito web: www.amicicentrafrica.it