Visita guidata della mostra con l’autore Venerdì 18 Ottobre, ore 18.00.
Museo Ettore Archinti – viale Pavia, 26.
Caliber 3 è un centro di training dove si impara a sparare, a lottare con la disciplina del Grav Maga, per difendersi dai terroristi. Le lezioni sono tenute da ex ufficiali I.D.F., le forze armate israeliane.
Sharon Galit, l’ideatore di questo centro che è il più conosciuto in Israele, addestra agenti di polizia, di sicurezza privata e ‘settlers’ che stanno costruendo ovunque in West Bank e hanno facile accesso ai permessi per detenere armi.
Sharon ha fondato questo centro dopo aver perso il fratello in un attacco a Gaza.
In Israele la sicurezza è fondamentale.
Al Caliber 3 si possono fare lezioni private. Alla lezione privata cui ho assistito, l’istruttore Eitan Cohen tiene una lezione di due ore a una famiglia americana di Sacramento, padre, madre e i loro tre figli.
Eitan spiega alla famiglia che Caliber 3 è la casa dell’antiterrorismo per gli ebrei di tutto il mondo, amici dello stato di Israele. Cohen continua insistendo sull’importanza di sapersi difendere, perché “se chiudiamo gli occhi di nuovo l’olocausto potrebbe riaccadere in un secondo”; è fondamentale non abbassare mai la guardia, tenere gli occhi bene aperti, essere pronti a difendersi. Lo scopo del programma e degli addestramenti di Caliber non è, nelle parole di Cohen, quello di uccidere ma di difendersi e di proteggere altri ebrei.
Quali possono essere le implicazioni sociali e psicologiche per dei bambini di imbracciare fucili, anche se finti, per sparare a target con sembianze umane: riproduzioni fotografiche di “terroristi” palestinesi?
Attività all’aperto, gite fuori porta e sport, quando praticate dalla famiglia al completo funzionano da collante, cementificano le relazioni, sono momenti che formano il carattere a cui i bambini, divenuti adulti, ritornano con i ricordi. In tutte le culture, queste sono ordinarie pratiche sociali.
Che segno lascerà un’esperienza familiare direttamente collegata alla violenza nelle menti di Maxwell, Ezekiel e Nathaniel?
Perchè una famiglia californiana in vacanza in Israele sceglie di andare a Caliber 3 per imparare a sparare con armi automatiche da guerra? Lili Kenter, la mamma, mi spiega: “volevo che i miei bambini capissero l’importanza per lo Stato di Israele di avere un esercito, volevo capissero il coraggio dei soldati israeliani e cosa facciano realmente, si, uccidono e vanno in giro armati, ma per proteggere Israele“.
Gianluca Panella (Firenze – 1976) – Fotografo, giornalista, ha viaggiato nei Balcani, in Nord Africa, Sudan, Libano, WestBank, Haiti, Stati Uniti. Si occupa di reportage sociale e d’attualità e ritratti.
Dopo aver studiato Giurisprudenza, viaggia in Marocco, Egitto, Spagna e vive per una anno a New York.
La passione per la fotografia e l’arte figurativa diventa importante negli anni universitari.
Dopo un percorso da autodidatta frequenta il master in fotogiornalismo tenuto a Milano da Leonardo Brogioni. Da lì i primi impieghi per i quotidiani e l’iscrizione all’Ordine Nazionale dei Giornalisti.
Negli stessi anni conosce Romano Cagnoni attraverso cui capisce l’enorme responsabilità legata al fotogiornalismo.
Nel 2007 inizia la collaborazione con Massimo Sestini realizzando servizi per le maggiori testate nazionali.
Nel 2011 interrompe la collaborazione con l’agenzia e decide di dedicarsi allo studio e alla ricerca per la realizzazione di progetti personali fra cui il ‘Tanit Project”, un lavoro documentaristico sul bacino del Mar Mediterraneo ripercorrendo le rotte degli antichi Fenici.
Fra i suoi lavori “Gjakmarrje” gli vale due menzioni d’onore all’International Photo Award 2012 e “The Concordia Show”, dopo aver fatto parte del Foto8 Summershow 2012 sarà premiato con menzione d’onore all’IPA, prendendo parte alla collettiva “A World Elsewhere” della Royal Shakespeare Company.
Sito personale: www.gianlucapanella.com