Marc Asnin - Uncle Charlie


 

Visita guidata della mostra con l’autore Domenica 19 Ottobre, ore 11.30 – Ex Chiesa dell’Angelo, Via Fanfulla 22, Lodi. MAPPA A seguito della visita si svolgerà il booksigning con Marc Asnin presso il bookshop di MiCamera, alla ex Chiesa di San Cristoforo (SPAZIO TEMATICO), Via Fanfulla 14, Lodi.

Lo zio Charlie dice di non aver mai avuto un amico. Nessuno lo ascoltava prima e nessuno lo ascolta ora. Dopo trent’anni passati a fotografarlo, sono l’ultimo rimasto, l’unica costante presenza nella vita di Charlie.

Mio zio è nato con una disfunzione e vi ha convissuto per tutta la sua vita. Un po’ come suo padre, lo zio Charlie è finito confinato vicino ad una finestra, una sorta di guscio, da cui guardava fuori ad un mondo che non ha mai avuto spazio per lui, in attesa di un’opportunità che non è mai arrivata. Nonostante tutto è soppravissuto. E nessuno potrà mai privarlo di ciò.

La gente spesso mi chiede cosa sia Uncle Charlie. Dopo trent’anni, una persona potrebbe facilmente riassumerlo. Ma questo libro parla di vita, un’esistenza indecifrabile; la vita di un uomo, mio zio. Così come nella vita, non ci sono facili risposte o modi per riassumere. Si tratta di sogni spezzati, insuccessi e della capacità di trovare un piccolo frammento di felicità all’interno di un’esistenza oppressa. Il libro parla di conseguenze, opportunità mancate, delusioni e perdite. Si tratta di avere il fegato per guardare intensamente al demone domestico e analizzare cosa c’è di fronte a te, tenendo conto della tua famiglia, della società e quanto si dice su entrambe. Il libro tratta della relazione tra due uomini, due generazioni, che vivono vite diverse, unite da un legame di sangue. E’ una sorta di collaborazione: le sue parole e le mie immagini. E’ un ballo con il mio padrino.

libro_unclecharlieNon sono il primo a documentare la propria famiglia. Nel mio caso sia il soggetto che il linguaggio riflettono chi sono veramente. Le immagini sono intime ed aggressive. Non mostrano qualcosa che è rimasto non detto, malgrado siano empatiche. Quando il soggetto è la tua stessa famiglia, non si può sfuggire alle conseguenze. I miei cugini sono stati chiari ed hanno detto di non voler più avere a che fare con me. Lo zio Charlie è il fratello di mia madre ed il mio padrino. Mentre questo lavoro si avvicina alla fine, lui mi assicura che ci vedremo all’inferno per quanto ho fatto. Con lo zio nulla è per sempre e la vita non è mai una linea retta. Questo progetto è sia una sorta di documentazione privata che la ragione di separazione dalla mia famiglia. E’ abbastanza paradossale il fatto che, dopo trent’anni, mi trovo ad essere al di fuori di quel mondo ed a guardarci dentro.

Quando penso al tempo passato con la mia famiglia, mi domando quali siano i diversi ruoli che ho ricoperto. Sono stato principalmente un documentarista, il nipote, il cugino o semplicemente l’unico che stava ad ascoltare? Sono sicuro che sono stato un po’ tutte le cose insieme in momenti diversi. Essere ignorati mentre in vita e dimenticati una volta morti, è una cosa terribile. Penso che questo libro abbia dato a mio zio la dignità di raccontare la sua storia con le sue stesse parole, un’ opportunità di fare un passo avanti verso una fase della vita quasi surreale ed essere ascoltato di fronte ad un pubblico che rimane anonimo. Lo zio ha sempre considerato la sua vita una tragedia non raccontata, spesso paragonata a quella di Hiroshima. Così, ha avuto l’ occasione che ha sempre desiderato per tutta la sua vita: essere ascoltato. In cambio il mondo gode dell’opportunità di vedere attraverso la finestra a cui Charlie siede ogni giorno, guardando cosa c’è dall’altra parte.

Mi domando ancora che cosa rappresento nella vita di mio zio Charlie. Mia madre gli ha dato l’unico amico che aveva nel mondo? Perchè Charlie ha deciso di condividere la sua vita con me? Forse queste domande le dovrò portare con me, ma non ci saranno mai risposte. Forse questa speranza che nutro di voler capire mio zio rappresenta il mio “Godot”.

Link: Libro Uncle Charlie: www.unclecharliebook.com  

Marc Asnin

foto_asninMarc Asnin è un celebre fotografo documentarista che ha pubblicato su numerose testate quali Life, Fortune, The New Yorker, The New York Times Sunday Magazine, French Geo, La Repubblica, Le Monde e Stern.

I suoi lavori sono stati esposti in musei e gallerie negli Stati Uniti e in Europa, tra i quali al MOMA, al Baltimore Museum of Art, al Moscow Museum of Modern Art, alla Steve Kasher Gallery e alla Blue Sky Gallery.

Altri sono presenti in alcune collezioni permanenti come al National Museum of American Art, all’International Center of Photography, al Museum of the City of New York, al Portland Museum of Art, al Zimmerli Art Museum e al Schomburg Center.

Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i più importanti: Robert F. Kennedy Journalism Award, W. Eugene Smith Grant per la fotografia umanitaria, Mother Jones Fund per la fotografia documentaristica, National Endowment for the Arts Fellowship, New York Foundation for the Arts e the Alicia Patterson Fellowship.

Il suo lavoro è inoltre apparso su libri quali Uncle Charlie (Contrasto 2012), The New York Times Magazine Photographs (Aperture 2011), After Weegee (Syracuse University Press 2011), New York 400 (Running Press, 2009), Blink (Phaidon Press, 1994) e Flesh & Blood (Picture Project 1992).

Sito personale: www.marcasnin.com

Marc Asnin ha di recente lanciato una campagna foto­grafica, dal respiro internazionale, contro la pena di morte. L’iniziativa è intitolata Selfies Against the Death Penalty.