Visita guidata sabato 29 ottobre 2016 alle ore 10:30 e domenica 30 ottobre 2016 alle ore 16:30 presso Palazzo Modignani, via XX Settembre 29, Lodi.
Nel 2012, quando abitavo a Haiti, Gabriele è venuto a trovarmi. Aveva appena ricevuto la sua cartella esattoriale e si era reso conto che lo stato italiano gli chiedeva metà dei suoi guadagni. Avevamo sottomano una mappa dei Caraibi e, visto che le isole Cayman distavano solo un’ora da Haiti, ha detto, scherzando: ‘Dovrei andare lì a nascondere i miei soldi!’.
Ci siamo resi conto di sapere pochissimo sui paradisi fiscali e sul loro funzionamento. Abbiamo iniziato a fare delle ricerche e qualche mese dopo siamo partiti alla volta di George Town, sull’isola di Grand Cayman.
C’è molta letteratura sui paradisi fiscali ma poche immagini. Gli articoli che cercano di far luce su quest’argomento oscuro sono il più delle volte accompagnati da foto o illustrazioni di spiagge tropicali ombreggiate da palme. È comprensibile, se si considera il fatto che la maggior parte di quello che succede nei paradisi fiscali avviene solo virtualmente. Non si vede, e molto spesso nemmeno accade là. Nicholas Shaxson lo spiega chiaramente nel nostro libro: l’azione si svolge “da qualche altra parte”, e da lì al “da nessuna parte” il salto è breve. Spinti da un’ossessione quasi maniacale nel cercare di tradurre in immagini delle dinamiche astratte, abbiamo viaggiato, per più di due anni, fotografando tredici destinazioni in quattro continenti che sono l’incarnazione dell’ottimizzazione fiscale dell’offshore banking, della segretezza e dell’estrema ricchezza. Speriamo che il nostro lavoro riesca a dare un volto a questi fenomeni e, soprattutto, un senso.
Secondo stime recenti ci sono 32mila miliardi di dollari – circa sedici volte il PIL italiano – nascosti in paradisi fiscali al riparo da occhi indiscreti. Una parte è riconducibile a individui molto ricchi. Ma una porzione crescente appartiene a società che usano i paradisi fiscali, spesso legalmente, per sfuggire ai regolamenti finanziari e ridurre, a volte addirittura azzerare, l’ammontare delle tasse dovute, attingendo a risorse che i loro Paesi potrebbero investire in educazione, sicurezza e assistenza sanitaria. I paradisi fiscali non sono semplicemente un’eccentrica alternativa tropicale, sono oggi uno degli strumenti strutturali dell’economia globale. Ci obbligano a confrontarci con questioni morali di fondamentale importanza, che riguardano i rapporti tra il pubblico e il privato, le multinazionali e lo Stato, l’1% e il 99%.
Nel 2014, nello Stato del Delaware, volevamo entrare in uno di quegli uffici al quale fanno capo (ancora una volta, in maniera virtuale) migliaia di società. Eravamo giunti alla conclusione che il modo migliore per capire il loro funzionamento sarebbe stato provare in prima persona, quindi ci siamo presentati e abbiamo chiesto di incorporare una società nel Delaware. Abbiamo scelto lo stesso ufficio dove sono incorporate Apple, Bank of America, Coca Cola, General Electric e Wal-Mart, e altre 285mila aziende. Ci immaginavamo infinite pratiche, pile di autorizzazioni e scartoffie. Non ci hanno nemmeno chiesto i nostri documenti; avremmo potuto tranquillamente fornire dati falsi. Abbiamo domandato come avrebbero registrato la struttura dell’azienda e ci hanno risposto che non era di loro competenza. Quando ci siamo informati su come avremmo dovuto fare per pagare le tasse, dopo un attimo di perplessità ci hanno spiegato che se la nostra attività non si svolgeva nel Delaware non avremmo avuto tasse da pagare. Abbiamo saldato una commissione, firmato una carta, e ce ne siamo andati. Così è nata THE HEAVENS LLC, e siamo diventati i titolari di una compagnia in un paradiso fiscale. Il suo “Annual Report” è il nostro libro.
Testo di Paolo Woods e Gabriele Galimberti
Link
http://www.theheavensllc.com/
Paolo Woods, nato nel 1970, ha origini canadesi e olandesi. Cresciuto in Italia, ha vissuto a Parigi e a Haiti e ora risiede a Firenze.
Paolo si dedica a progetti a lungo termine che uniscono la fotografia al giornalismo investigativo. Nel 2003 ha pubblicato Un Monde De Brut (Un mondo crudele) in collaborazione con il noto scrittore Serge Michel. Il libro analizza le dinamiche dell’industria petrolifera ed è il frutto di un lavoro sul campo in 12 Paesi tra cui Angola, Russia, Kazakistan, Texas e Iraq. Nel 2004 ha pubblicato American Chaos , un dettagliato reportage sul fallimentare intervento militare occidentale in Afghanistan e in Iraq. Fra il 2007 e il 2008 ha documentato l’impressionante aumento della presenza cinese in Africa nel libro Chinafrica, anch’esso realizzato con Serge Michel. Pubblicato in Francia e tradotto in undici lingue tra le quali l’inglese, lo spagnolo e il cinese, il libro viene considerato uno dei più completi esempi di ricerca su questo fenomeno, oltre a essere un incontro perfetto fra arte e fotografia documentaria.
Nel 2010 ha completato il progetto Walk on my Eyes, uno sguardo dietro le quinte sulla società iraniana. Il libro è stato pubblicato in francese, tedesco, spagnolo e persiano. Nel 2011 Woods si è trasferito a Haiti e nel 2013 ha pubblicato State e Pepe, entrambi in collaborazione con lo scrittore Arnaud Robert. Insieme al fotografo Gabriele Galimberti ha lavorato per tre anni al progetto ‘The Heavens’, la prima indagine fotografica sul fenomeno dei paradisi fiscali.
I suoi lavori vengono regolarmente pubblicati delle principali testate internazionali.
Woods ha avuto mostre personali in molti Paesi, come Francia, Stati Uniti, Italia, Svizzera, Cina, Spagna, Germania, Olanda e Haiti. Ha inoltre partecipato a esposizioni collettive in tutto il mondo. Le sue fotografie sono esposte in collezioni pubbliche e private come quella del Musee de l’Elysée, la Biblioteca Nazionale Francese, la FNAC, la collezione Sheik Saud AlThani, e la collezione Servais. Artista pluripremiato, ha vinto due World Press Photo.
Link
http://www.paolowoods.net/
Gabriele Galimberti, nato nel 1977, è un fotografo italiano cresciuto nella Val di Chiana, in Toscana.
Negli ultimi anni si è dedicato a progetti documentari a lungo termine che l’hanno portato a visitare oltre 60 Paesi. Questi progetti si sono trasformati in libri come Toy Stories , pubblicato da Abrams Books nel marzo 2014; In Her Kitchen e My Couch Is Your Couch, usciti entrambi con Random House rispettivamente nel novembre 2014 e nel settembre 2015 e The Heavens, realizzato a quattro mani con Paolo Woods ed edito nel settembre 2015 da Dewi Lewis/Delpire.
Galimberti racconta con il suo stile inconfondibile le storie delle persone incontrate, attraverso delle serie di ritratti che oscillano costantemente tra l’universale e le specifiche particolarità di ogni luogo. I social media, in tutte le loro varianti, svolgono un ruolo fondamentale quando si tratta di entrare in contatto con i soggetti e nei processi di ricerca e produzione delle immagini. Galimberti ha acquisito fama internazionale all’interno di eventi come la V&A di Londra e i Rencontres d’Arles in Francia. Centinaia delle sue storie sono state pubblicate in riviste di ogni tipo.