Sabato 10 ottobre 2015 ore 21 presso il Teatro alle Vigne, via Cavour 66, Lodi.
Attraversando trent’anni di carriera fotogiornalistica e di rapporto con la stampa, il giornalista Carlo Verdelli affronta insieme a Massimo Sestini, le principali tematiche legate alla professione del fotografo di news: dai limiti imposti dalla privacy, al dovere di raccontare gli eventi da vicino.
Con l’aiuto delle immagini proiettate, discuteranno del significato e della genesi degli scatti più celebri, che compongono un ritratto irriverente e reale del nostro Paese.
Massimo Sestini è nato a Prato (Firenze) nel 1963. Autodidatta, comincia fotografando concerti rock e la cronaca per i quotidiani locali. I primi scoop a metà anni Ottanta. Con lo scatto dell’attentato al Rapido 904 ottiene la sua prima copertina su Stern.
Da quel momento, oltre a seguire la cronaca, fondando l’Agenzia omonima, si dedica sia ai grandi avvenimenti d’attualità, che alle foto “rubate” ai personaggi pubblici. E’ l’inizio della sua carriera di paparazzo. L’approccio non cambia: essere sulla notizia, qualunque sia il mezzo per arrivarci.
E’ il solo a riprendere il primo, clamoroso, bikini di Lady D; ma sarà anche testimone della tragedia della Moby Prince, e autore delle foto dall’alto degli attentati a Falcone e a Borsellino.
Negli anni Novanta Sestini collabora con le principali agenzie e newsmagazine. Le foto aeree diventano una costante: arrivano le esclusive del Giubileo, del G8 a Genova, dei funerali di Papa Wojtyla.
Nel 2007 inizia a collaborare con le istituzioni: nel 2012 s’immerge con i sommozzatori della Polizia nella “Concordia” appena affondata. Lavora per la Marina Militare al progetto “Un sogno lungo cento giorni”.
Nel 2014 è a bordo della “Fregata Bergamini”, testimone delle operazioni “Mare Nostrum”. La foto dall’elicottero di un barcone di migranti tratti in salvo vince il WPP nel 2015, sezione General News.
Sito Web: www.massimosestini.it
Carlo Verdelli è nato a Milano nel ’57, inizia la sua carriera giornalistica a repubblica, nella pagine milanesi. Nel ’79 è assunto alla Arnoldo Mondadori Editore, dove lavora a Duepiù, Panorama Mese e Epoca.
Nel 1984 viene chiamato a dirigere Sette, il settimanale del Corriere della Sera. Diventa vicedirettore vicario del quotidiano, dove rimane per sette anni.
Nel 2004 passa alla Condè Nast per rilanciare il settimanale Vanity Fair che dirige per due anni. In quegli anni vince Il Premiolino.
Ritorna in RCS come direttore de La Gazzetta dello Sport e stabilisce il record italiano di vendite di un quotidiano (2 milioni di copie) con il titolo “Tutto vero” dedicato alla vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio del 2006 in Germania. Lascia a febbraio 2010 per tornare in Condé Nast come vice presidente esecutivo del gruppo editoriale americano.
2012 si dimette da Condé Nast, ma continuerà a collaborare con la casa editrice come consulente e resta membro del consiglio di amministrazione e dell’Editorial advisory board.
Dal gennaio 2013 collabora con La Repubblica.
Nel febbraio 2014 pubblica il suo primo libro, “I sogni belli non si ricordano” per i tipi di Garzanti.
A settembre 2014 vince il premio giornalistico “Camillo Sbarbaro”.