Su Palatu_Fotografia è un’associazione culturale no profit, nata nel 2011, che prende in eredità l’attività iniziata presso gli spazi di Su Palatu, diventato nel tempo il polo di riferimento per la fotografia in Sardegna.
Dalla primavera del 2000 sono state organizzate oltre 100 mostre fotografiche e gli autori esposti sono stati circa 160. Tra gli altri: Claudio Abate, Lorenza Lucchi Basili, Jean-André Bertozzi (Corsica), Ursula Böhmer (Germania), Roger Ballen (USA), Ziga Koritnik (Slovenia), Giovanni Chiaramonte, Eric Chevalier (Canada), Collettiva (L. Ghirri et alia), Stefano Cossu, Antonello Cuccu, Raphaël Dallaporta, Gian Carlo Deidda, Marco Delogu, John Delaney (USA), Antonia Dettori, Massimo Drago, William Follesa, Greta Frau, Kalì+Uleri, Antoine Giacomoni (Corsica), Salvatore Ligios, Simone Loi, Alessandro Madeddu, Giuliano Matteucci, Massimo Mastrorillo, Joel Meyerowitz (Stati Uniti), Alfonso Mongiu, Luca Nostri, Piero Pes, Gino Puddu (Germania), Leonardo Riu, Giulia Sale, Carmelo Spada, Studenti Accademia di Belle Arti di Sassari (quattro mostre), Leonard Sussman (Stati Uniti), Donato Tore, Franco Zecchin, Pablo Volta.
Le collaborazioni culturali con enti e istituzioni pubbliche: Ambasciata USA in Italia, Aroma Photogallery Berlino, Comune Bosa, Comando Brigata Sassari, Comune Desulo, Carasi Galleria Arte Contemporanea Mantova, Collectivité territoriale de Corse, Festival Artemare Bastia, FotoGrafia Festival Internazionale di Roma, Grandi Stazioni, Museo della Fotografia Cagliari, Museo delle Maschere Mediterranee Mamoiada, Pandora Espace Lyon (Francia), Parco letterario ‘Grazia Deledda’, Museo Culture Europee di Berlino (Germania), Ultreya Milano, Zone Attive Roma.
Affianca l’attività dell’associazione la Soter editrice, interessata alle mutazioni culturali che agitano l’isola e al mondo dell’arte. La forte sinergia con la Soter ha permesso di storicizzare ogni singolo evento nato sotto il segno di Su Palatu, realizzando un vero e proprio archivio di alcuni dei più importanti eventi culturali avvenuti nell’isola (e non solo).
Il lavoro di Su Palatu_Fotografia è ormai attivo sul territorio europeo come promotore di giovani talenti. Da diversi anni, infatti, autori scoperti e proposti da Su Palatu sono presenti al Festival Internazionale di Fotografia di Roma e a quello di Berlino.
A cadenza biennale, inoltre, l’associazione Su Palatu_Fotografia organizza Menotrentuno, rassegna internazionale rivolta a giovani sotto i 31 anni provenienti da tutta Europa e dal 2010, grazie a un accordo con lo sponsor Vigne Surrau, promuove il Surrau Photo Win – Premio internazionale di fotografia, con un montepremi di 30 mila euro.
Info
Via Spano 11, 07019 Villanova Monteleone Cell. 349 2974 462 / e-mail: ligios.accademia@gmail.com Sito internet: www.supalatu.it
Scrivono riguardo a Menotrentuno:
Annodando l’aria di Salvatore Ligios
“Dialogando s’impara” ci dicevano a scuola. Decidere di tenere viva la conversazione richiede però la presenza di due persone, almeno. Più grande sarà il numero dei partecipanti maggiore l’anello del dialogo. C’è questa piccola verità all’origine dei social network che imperversano su internet. Espansa sino all’inverosimile, tant’è che qualcuno comincia a prendere le distanze da queste nuove forme di scambio di saperi mettendo in dubbio l’aderenza del termine al suo significato originale. Il termine greco dià-logos ha avuto sin dalle origini della cultura occidentale un posto centrale nel sistema ideologico e produttivo e la democrazia è uno degli esempi più espliciti. Ma le nuove frontiere del dialogo virtuale sollevano qualche perplessità sul valore di questa pratica contemporanea.
Menotrentuno è una rassegna di fotografia che tenta di costruire una rete di relazioni, un anello appunto, tra giovani di differenti paesi europei accomunati dall’uso di un linguaggio base comune: la fotografia.
Ma come tutte le parole, le opere e le cose, la semplicità del concetto deve affrontare le stesse problematiche sopra accennate. Facile parlare di fotografia, milioni di persone la praticano tutti i giorni con apparecchi professionali o con telefonini di plastica sfornando senza sosta immagini digitali. Secondo una stima, solo su facebook sono presenti alcuni miliardi di foto caricate dai partecipanti ai dialoghi quotidiani. E la sua crescita sarà esponenziale. Davanti a questi numeri viene da chiedersi se stiamo parlando della stessa cosa: fotografia? Magari solo immagini.
Ma che cos’è oggi la fotografia? Molte scuole di pensiero si contendono la definizione esatta. Per chi è appassionato di argomenti teorici c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per gli attori, cioè quelli che le foto le fanno per mestiere, sembra che si navighi a vista, a seconda del vento che soffia dai media, televisivi in particolare.
Succede così che il pubblico, chiamato ad ammirare il risultato di tanta creatività, le subisce rimanendone spesso sconcertato e disorientato.
“Giovane violenza”: filo conduttore che accompagna la terza edizione di Menotrentuno. La giovane fotografia europea in Sardegna si muove in questo mare di incertezze concettuali, semantiche, artistiche, produttive, amatoriali e bulimiche, non facendosi impressionare dalle turbolenze dello stato delle cose. Al contrario sposando senza tentennamenti la complessità del fenomeno. La selezione degli autori è scaturita in modo semplice tenendo conto principalmente di pochi elementi che accomunano tutti i lavori: la presenza di progettualità alla base della storia rappresentata e l’uso consapevole del linguaggio fotografico come chiave di scambio di saperi tra culture e popoli. A questo appuntamento partecipano giovani fotografi provenienti da diverse regioni europee: Mikel Bastida dalla Spagna, Gruppo Prospekt dall’Italia, Anna Fabricius dall’Ungheria, Alexandra Demenkova dalla Russia, Max Pinckers e Quinten De Bruyn dal Belgio, Raffaele Fasiello dall’Italia, Andrea Gjestvang dalla Norvegia, Nikola Mihov dalla Bulgaria, João Pina dal Portogallo, Andreas Laszlo Konrath dalla Gran Bretagna, Bieke Depoorter dal Belgio, Lorenzo Maccotta e Marcello Fauci dall’Italia, Darko Stanimirovic dalla Serbia, Casper Hedberg dalla Svezia, Paolo Marchi dall’Italia, Agnes Eva Molnar dall’Ungheria, Marin Hock dalla Francia, Johan Bävman dalla Svezia, Silvia Pazzola dall’Italia.
La fotografia, nel senso più ampio del termine, è una pratica dialogica e, per quel poco che un’associazione culturale come Su Palatu_Fotografia può fare, ci conforta poterla diffondere senza dietrologie e ideologie.
I want to break free di Sonia Borsato
Su internet non la ritrovo. Ce ne sono diverse ma non quella bellissima che ricordo di aver letto.
Una traduzione della canzone I want to break free dei Queen che mi balla sulle labbra alla parola Violenza. Termine forte. Meriterebbe tutte le maiuscole per ricordarne lo spessore, il potere dimenticato. Apparentemente violenza mal si sposa con gioventù. Sembrano nemiche, antitetiche, se non fosse per questa canzone del 1984 che mi torna imprevedibilmente in testa: I want to break free! Voglio irrompere libero! Mi lascia intravedere uno strappo nella cortina di una realtà preconfezionata; la doverosa ribellione dei figli nei confronti della supremazia dei padri; la ricerca di uno spazio dove scoprire ciò che si è chiamati ad essere.
Questa frase semplicissima racchiude tutto, partendo dalla quasi macabra identità tra Vita e Violenza. Giocano insieme, come i due lati della stessa medaglia: nella Vita, in fondo, tutto ciò che conta è Violento! Il parto, la nascita, il ciclo mestruale e la menopausa, il sesso e la vecchiaia, il tumulto ormonale e la trasformazione del corpo… niente in natura è tenero, ogni cosa risponde alle leggi dell’energia, dell’impeto.
Noi cerchiamo di ridimensionare tutto, plasmando ogni cosa alla forma della moderazione, rifugiandoci in case di bambole. Abbiamo vestito i panni del politicamente corretto con grande facilità, fino a restarne soffocati, trasformando la realtà quotidiana in mitologia da reality show.
La tiepidezza, la moderazione sono ormai insopportabili. La tolleranza è un’offesa. Guardare e non vedere un crimine, l’indifferenza un delitto.
Dobbiamo riscoprire la Violenza del giudizio e la tenerezza della deviazione.
Se è vero che essere maturi significa prendersi le proprie responsabilità, seguire i talenti fino all’estremo cui sanno condurci, allora questa terza edizione segna la maturità di Menotrentuno, l’occasione in cui usare le proprie capacità per fare un’analisi vera e funzionale della realtà. Esprime la necessità di uscire dal corsivo, fuori da ogni sentimentalismo. Dopo l’ironia agrodolce della rivoluzione turistica – che ci coinvolgeva in prima linea data la nostra natura di preda vacanziera – e lo spettacolo del delirio giovanile, la posta in gioco si è alzata. Per la prima volta ci siamo ritrovati a dire «non sarà troppo?». Ma no, non è mai troppo.
Come nelle precedenti edizioni abbiamo chiamato a raccolta fotografi undertrentuno da tutta Europa.
Sono arrivati paesi nuovi: è stata la “prima volta” della Norvegia, del Portogallo e della Serbia, ad esempio, ma il principio è rimasto lo stesso: giovani professionisti dello scatto, vite e occhi votati alla registrazione della realtà.
Lavori originali per la prima volta proposti ad un pubblico italiano.
In questa edizione ancor più che nelle due precedenti è emersa con limpidezza la consapevolezza dell’impegno, del dovere etico e sociale. In una società liquida, in equilibrio su una realtà scivolosa, di fermo e saldo ho avvertito solo la volontà di questi pocopiùcheragazzi.
I venticinque giovanissimi sguardi che formano il corpus di questa biennale hanno insinuato i loro obiettivi in zone scomode, appesantite dall’imbarazzo, rese ermetiche dal silenzio.
Laddove fallisce la parola riesce l’immagine, dove trema l’esperienza vince l’ingenuità, la forza dell’incoscienza, dell’incuria di sé, la supremazia della gioventù. Solo ad occhi quasi vergini può ancora riuscire di scandagliare la realtà fino alla denuncia, oltre l’accettazione e la passività.
Perché guardare è un atto rivoluzionario.