Visita con l’autore sabato 15 ottobre 2016 alle ore 15:00 e domenica 16 ottobre 2016 alle ore 10:30 presso la Biblioteca Laudense, via Solferino 72, Lodi.
Gli Yanomami vivono lungo il confine tra Brasile e Venezuela.
Il loro territorio è stretto tra i grandi bacini dell’Orinoco e del Rio delle Amazzoni.
Dopo la scoperta di importanti giacimenti minerari nel territorio, negli anni ’70 e ’80 gli Yanomami soffrirono a causa dell’invasione massiccia della loro terra. La costruzione di un’autostrada aprì le porte a minatori, tagliatori di legna, operai, multinazionali e militari che oltre a devastare il territorio, portarono con sé violenze e malattie verso cui gli indigeni non avevano difese immunitarie. In meno di due anni morì il 20% della popolazione e gli antropologi predissero la loro estinzione entro l’anno 2000.
Dopo una lunga campagna internazionale, condotta da Davi Kopenawa Yanomami, Survival International e l’ONG brasiliana Commissione Pro-Yanomami, di cui Claudia Andujar è co-fondatrice, finalmente nel 1991 il loro territorio fu riconosciuto ufficialmente e demarcato con il nome di “Parco Yanomami”. Da allora le comunità hanno ricominciato a vivere e prosperare e oggi sono una delle più numerose tribù del Sud America a vivere ancora in modo autosufficiente e in relativo isolamento. Tuttavia, la situazione rimane critica. I confini del parco vengono spesso violati. Il Brasile rifiuta di riconoscere agli Indiani il pieno diritto alla proprietà della loro terra nonostante abbia sottoscritto una convenzione internazionale che la garantisce, e il Congresso sta promuovendo un emendamento costituzionale, il PEC215, che potrebbe non solo bloccare il riconoscimento di nuovi territori indigeni ma addirittura frammentare quelli già esistenti.
Claudia Andujar documenta la vita quotidiana degli Yanomami e la loro lotta per la sopravvivenza dal 1958. Con Survival condivide da sempre l’obiettivo di aiutare gli Yanomami a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre e a determinare autonomamente il loro futuro. Il successo della campagna dimostra che quando i popoli indigeni possono mantenere il controllo delle loro terre e delle loro vite, non solo sopravvivono ma godono anche di una salute e una qualità di vita di gran lunga migliore di quella di milioni di cittadini impoveriti e marginalizzati da una crescente disuguaglianza mondiale. Le prove scientifiche dimostrano inoltre che i popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro e che le terre da loro abitate sono le più ricche in biodiversità. Sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale e il Parco degli Yanomami, che è oggi la riserva forestale indigena più grande del mondo, ne è un chiaro e affascinante esempio.
Testo di Survival International Italia
Nel ritratto Claudia Andujar con Davi Kopenawa, portavoce e sciamano yanomami, nel 2010.
Nata in Svizzera nel 1931, Claudia Andujar vive a San Paolo dal 1956, dove è stata naturalizzata brasiliana. Dopo aver trascorso la sua infanzia in Ungheria, si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta l’Hunter College di New York City. Dal 1958 al 1971, ha coperto come fotogiornalista free-lance la regione dell’Amazzonia per importanti riviste brasiliane (Realidade, Claudia, Setenta, Good Year Brasil) e straniere (Life, Look, IBM, Fortune, Horizon USA). All’inizio degli anni ’70 fa la conoscenza degli Yanomami e decide allora di dedicarsi unicamente a questo popolo. Socio fondatore dell’ONG brasiliana Comissao Pro-Yanomami (CCPY), Claudia Andujar ha realizzato la più importante opera di fotografia mai dedicata agli Yanomami: ritratti, scene di vita, sedute sciamaniche. Sia con il suo impegno sia attraverso la sua opera, ha svolto un ruolo fondamentale nel riconoscimento, da parte del governo brasiliano, del territorio yanomami. Claudia Andujar è oggi una fotografa di fama internazionale.
Survival International è il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Siamo l’unica organizzazione a sostenerli in tutto il mondo. Li aiutiamo a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre e a determinare autonomamente il loro futuro.
I popoli indigeni hanno sviluppato stili di vita largamente auto-sufficienti e straordinariamente diversi. Molti dei farmaci utilizzati dalla medicina occidentale e degli alimenti base del mondo ci vengono da loro, e hanno salvato milioni di vite. Tuttavia, i popoli tribali sono descritti come arretrati e primitivi semplicemente perché i loro modi di vivere comunitari sono differenti. Le società industrializzate li sottopongono a violenza genocida, a schiavitù e razzismo per poterli derubare di terre, risorse e forza lavoro nel nome del “progresso” e della “civilizzazione”.
La nostra missione è prevenire lo sterminio dei popoli indigeni e tribali. Collaboriamo con loro, e gli offriamo un palcoscenico da cui rivolgersi al mondo. Indaghiamo sulle atrocità e ne forniamo prove alle Nazioni Unite e ad altri organismi internazionali. Offriamo assistenza legale. Finanziamo progetti medici e auto-gestiti. Facciamo educazione e ricerca, lanciamo campagne, esercitiamo pressione e organizziamo proteste. E non ci arrenderemo fino a quando non avremo un mondo in cui i popoli indigeni saranno rispettati come società contemporanee, e i loro diritti umani tutelati.
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