William Daniels - C.A.R.


 

World.Report Award 2016 – Master Award

Motivazioni del premio

Il racconto di una nazione con scatti sintetici, giornalistici, precisi e asciutti come solo una grande tradizione fotogiornalistica: una nazione spesso simbolo di un intero continente.
Uomini, guerre, distruzione e speranza sono davanti a noi coerenti, unite da un filo sottile, fatto di colori e forme. Al contempo le fotografie e i testi nel suo svolgersi ci legano alla storia come solo il fotogiornalismo ai suoi massimi livelli riesce a fare.
Fotogiornalismo che racconta ma non aggredisce lo spettatore, che parla alle coscienze ma non urla, che raccoglie dati e fatti senza spettacolarizzazione.
Questo lavoro, puro grande reportage, porta lo spettatore davanti a milioni  di vite e dipinge un affresco di un’intero paese.

 

Visita con l’autore sabato 15 ottobre 2016 alle ore 16:30 e domenica 16 ottobre 2016 alle ore 11:30 presso Palazzo Barni, corso Vittorio Emanuele II 17, Lodi. 

Quando ho visitato per la prima volta la Repubblica Centro Africana, il paese si trovava ad uno dei peggiori crocevia della sua breve storia.
Nel 2013, i ribelli Seleka rovesciarono il governo, aprendo la strada a nove mesi di anarchia. I miliziani chiamati anti-Balaka, nelle cui fila vi sono Cristiani ed Animisti, hanno in seguito lanciato attacchi senza precedenti contro i Musulmani a causa del loro evidente supporto ai ribelli Seleka.

Ho seguito questo conflitto principalmente per media quali TIME magazine, che ha documentato con impegno una delle crisi mondiali più trascurate.

Ad un certo punto però ho capito che si trattava solo di un lato della vicenda. Dopo aver compiuto diversi viaggi nella Repubblica Centrafricana, è emersa in me la curiosità di andare a fondo e comprendere le radici ed il contesto in cui si è sviluppata questa tragedia. Avevo il desiderio martellante di mostrare il lato nascosto della guerra. Avevo molte domande in testa: come può una nazione scivolare così repentinamente in tale violenza? Come può un paese la cui terra è così ricca, essere così povero? Come può uno stato essere così fragile e così facilmente deposto? Il mio obbiettivo è stato quello di documentare la realtà della Repubblica Centrafricana, nascosta dietro i titoli delle prime pagine dei giornali.

La Repubblica Centrafricana è stato un luogo vulnerabile sin da quando, nel 1960, ha guadagnato l’ indipendenza dalla Francia. Corruzione sistemica e le ingerenze esterne hanno causato diversi colpi di stato. L’approprazione indebita delle vaste risorse naturali del paese, privano la popolazione dei benefici economici che ne potrebbero derivare e obbligano lo stato ad essere costantemente sostenuto da benefattori esteri. Non esiste nemmeno un sistema giudiziario funzionante, che assicura i colpevoli alla giustizia e tanto meno un esercito efficiente. Le bombe a mano che costano quanto delle caramelle, hanno inondato il mercato e la mancanza di prospettive future spinge i giovani ad entrare nei ranghi delle milizie. L’accesso alla sanità è tra i peggiori al mondo. La popolazione della Repubblica Centrafricana è devastata dalla malaria e da malnutrizione cronica. Nel 2014, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo ha classificato il paese come il secondo meno sviluppato nel mondo. A tutto questo bisogna aggiungere circa un milione di rifugiati – un quinto della popolazione del paese – i quali hanno trovato riparo in Cameron e Chad. Più di un terzo dei bambini della Republica Centrafricana non hanno mai messo piede a scuola.

Negli ultimi due anni e mezzo ho compiuto 10 viaggi in Republica Centrafricana (Novembre 2013-Marzo 2016). Ho lavorato in zone abbandonate dallo stato da anni. Ho scattato in miniere di oro e diamanti controllate dai gruppi armati. Ho documentato il sistema sanitario che fa affidamento quasi interamente su associazioni umanitarie quali MSF (Médecins sans Frontières), che è attualmente il terzo datore di lavoro nello stato. Ora che il paese è scomparso dai media e mentre la violenza si è in qualche modo placata in questi mesi passati, la Repubblica Centrafricana rimane sull’orlo del caos ed il suo futuro è incerto.

Testo di William Daniels

 

William Daniels

ritratto_DanielsNel 2007, William Daniels ha ricevuto il Jean-Luc Lagardère Foundation Fellowship, che gli ha consentito di documentare lo sviluppo della nascente e fragile democrazia in Kirghizistan. Il suo lavoro sul paese è culminato nel libro “Faded Tulips”. Nel corso di una serie di visite, William ha cercato di capire l’effetto che questa effimera rivoluzione ha avuto su coloro che hanno combattuto per essa, che l’hanno vissuta e subita. La sua indagine offre una prospettiva unica sulla lotta per la democrazia in un paese lontano e poco conosciuto, una battaglia che si ripete in tutto il mondo .

Nel 2008, il suo reportage sulla malaria “Mauvais Air”, costituito da foto provenienti da sette paesi ed esposto nel settembre 2008 sul Pont des Arts di Parigi e nel 2011 al Parlamento Europeo, è stato pubblicato come libro da Images en Manoeuvre. Il suo lavoro sulle crisi, ovviamente, lo ha portato in zone di conflitto. In Libia, ha documentato la rivolta contro il regime di Gheddafi fino alla caduta di Tripoli. Dal 2013 in poi, William sta seguendo ciò che avviene nella Repubblica Centrafricana. Nei dieci viaggi nel paese devastato dalla guerra, si è imbattuto in violenze spaventose. Cosa accadrà a questo paese che sembra destinato all’instabilità permanente? La fotografia di William pone continuamente domande, mette in risalto la tensione che emerge dalla realtà che lo circonda. Si percepisce spesso la sensazione di essere sull’orlo del collasso. Nel 2014, in occasione della “Nuit Blanche” a Parigi, William ha esposto lungo la Senna una mostra lunga 100 metri costituita da immagini sulla Repubblica Centrafricana.

Dal 2013, con il supporto del National Geographic e con una sovvenzione da parte del CNAP (Centro Nazionale per le Arti Visive), William ha compiuto una serie di viaggi nell’Estremo Oriente Russo lungo la ferrovia Baikal-Amur Mainline (BAM). La BAM corre solitaria a nord e parallela alla Transiberiana. La sua costruzione ha attirato nel suo periodo d’oro un gran numero di lavoratori provenienti da tutta l’Unione Sovietica. Molti di loro sono stati licenziati quando il progetto è entrato in crisi ed è stato ridimensionato.

Il suo lavoro ha vinto numerosi premi internazionali, tra i quali due World Press Award, il Visa d’Or Humanitarian Award al Perpignan Photo Festival, il Tim Hetherington Grant e il Getty Grant.
William Daniels vive a Parigi.

Link:
www.williamdaniels.net