Motivazioni del premio
L’autore con il reportage “Latidoamerica” restituisce allo spettatore la visione di una società, quella Honduregna, nella quale la violenza è presente in ogni aspetto della vita quotidiana.
Lo stile fotografico e di racconto è perfettamente coerente con questa visione della società e non lascia “respiro”, creando un’ossessiva ripetizione di situazioni estreme che generano pathos e sgomento.
La violenza quotidiana, appunto, in ogni sua forma.
La giuria riconosce all’autore la capacità di averla saputa raccontare, affrontando situazioni in cui la sua stessa incolumità è stata di continuo messa in gioco; un fotogiornalismo in “presa diretta”, che fa del coraggio la base per la testimonianza di fenomeni sociali così estremi.
Categoria in collaborazione con PHOTON Festival.
Visita con l’autore sabato 8 ottobre 2016 alle ore 15:00 e domenica 9 ottobre 2016 alle ore 10:30 presso Palazzo Barni, corso Vittorio Emanuele II 17, Lodi.
Il mio progetto ha lo scopo di documentare l’asse della violenza incontrollata in Honduras e come i fattori sociali e politici stiano alimentando ancora più brutalmente tale ferocia.
Lavoro in Centro-America da più di 5 anni, documentando la trasformazione della società e pertanto sto lottando per far conoscere le politiche fallimentari adottate nel tentativo di fermare la violenza. Vorrei continuare a lavorare su nuovi temi che diano modo di riflettere e su storie particolari, che possano raccontare quei casi di violenza di genere o l’intolleranza verso i gruppi più svantaggiati come gli omosessuali o transessuali, vittime di continui episodi di brutalità e abusi.
L’Honduras è considerato uno dei posti più violenti del pianeta. Ogni giorno nelle strade di città come San Pedro Sula o Tegucigalpa, omicidi, furti e violenze sono sempre più frequenti. La politica interna sul territorio è inefficace ed instabile. Il traffico di droga verso gli USA è inarrestabile e i quartieri pericolosi di Maras e il confine sotto il controllo dei gruppi Zetas rappresentano quanto di più vicino ci sia ad una guerra quotidiana. Un report dell’Organizzazione degli Stati Americani denuncia che in Honduras ogni 74 minuti si registra una morte violenta, nonostante il paese non sia in guerra. Già nel 2011 era la nazione più violenta al mondo, con un totale di 7.104 omicidi documentati dalla polizia. In questi luoghi l’impiego di giovani e bambini, addestrati come sicari, è all’ordine del giorno. Sono attratti dalla facilità di far soldi che permettano loro di guadagnarsi il rispetto e il timore della gente. Questi giovani killer, che provengono dai bassifondi della società, diventano dei veri e propri portatori di morte.
La situazione sociale dell’Honduras è una delle peggiori al mondo. Dopo il colpo di stato del 2009 che ha rovesciato il presidente Manuel Zelaya a favore di Roberto Micheletti, la violenza ha posto il paese in uno stato di disperazione permanente. Secondo i dati comunicati dal quotidiano El Heraldo, nel 2008 sarebbero morte 3.418. Il tasso di omicidi era nel 1999 di 42.1 su 100.000 abitanti mentre ora è 86, quasi otto volte tanto, situazione che l’OMS definirebbe paragonabile a una epidemia. La media mondiale è 8.8 ogni 100.000 abitanti.
Testo di Javier Arcenillas
Umanista e psicologo all’Università Complutense di Madrid, Javier Arcenillas insegna fotogiornalismo e fotografia documentaristica alla International School PICA. Sviluppa reportage in cui i protagonisti principali sono assimilati in società che delimitano e si contrappongono ad ogni ragione e diritto umano, in un mondo che diventa sempre più indifferente.
Fra i premi e riconoscimenti di cui è stato insignito il fotografo possiamo menzionare tra gli altri: Arts Press Award, KODAK Young Photographer, Atlanta Journalism Awards (Best Photographer), Scholarship of the European Social Fund, Euro Press by Fujifilm, Fotopress Prize, POYI and POYI Latam, Finalist Oskar Barnak Leica Prize´09 & 2013, Union Latina Prize 09, Sony World Photograhic Award´10, Fotoevidence 2011, Eugene Smith Grant 2013, Terry O´Neill Award 2012 & 2014, Photographer of the year in Moscow Photo Award 2014, Getty Images Grant 2015, Gomma Grant 2015.
Nel corso degli anni ha realizzato progetti sull’America Latina come “Territorios”; in Jamaica gli è stato assegnato un lavoro dal titolo “Traffic of Marihuana” e ancora all’Avana l’incarico di seguire la squadra di box olimpica. I suoi lavori più recenti sono stati realizzati con Médicos del Mundo sulle città discarica dell’America Centrale, tema sul quale ha pubblicato un libro intitolato “City Hope”. Inoltre, ha realizzato un libro fotografico di ritratti sulla società, dal titolo “REVOLUZION”, che riassume il suo lavoro quotidiano per i magazine, oltre a un libro sulle associazioni di volontariato in India dal titolo “Kingdom Charity”. I suoi articoli più completi si possono trovare su Time, CNN, IL Magazine, Leica Magazine, Der Spiegel, Stern, GEO, National Geographic, Le Monde 2, El Mundo, El periódico de Guatemala, citando i più importanti.
Al momento organizza progetti fotografici di carattere umanitario nel suo paese su questioni diplomatiche. Si possono trovare i suoi ultimi report e le pubblicazioni inerenti a questi temi su Esquire Spain e sui siti internet fronterad e soy502.